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Quando gli “Dèi” vivevano con gli uomini

In un articolo precedente abbiamo esaminato la figura deli Elohim biblici (Yahweh compreso) per arrivare a comprendere che la Bibbia ce li presenta, con evidente chiarezza, come individui in carne ed ossa che non avevano nulla a che vedere con il Dio spirituale che la teologia ha successivamente elaborato.

Questi Elohim avevano rapporti moto stretti e continui con gli Adamiti, cioè con quella stirpe di “homo Sapiens sapiens” che loro stessi avevano fabbricato per inserirla in uno dei loro Gan-Eden, il cosiddetto Paradiso terrestre che in realtà la Bibbia ci presenta come un territorio recintato e protetto (questo è il significato del termine ebraico “gan”) posto in Eden (territorio probabilmente collocato tra il mar Caspio e l’attuale Turchia), in cui sperimentavano nuove forme di vita vegetale e animale, producendo cibo: “ogni albero che porta frutti buoni da mangiare” dice il libro della Genesi (cap. 2).

Elohim e patriarchi biblici prediluviani convivevano anche dopo la cacciata degli Adamiti dal Gan-Eden e, a questo proposito, ci sono diverse curiosità sui patriarchi che vale la pena di sottolineare: una derivante dalla Bibbia, l’altra dalla esegesi ebraica.

Adamo, Eva, Caino, Abele e…?

Sappiamo che Caino, dopo aver ucciso Abele, viene allontanato da quel clan tribale e fa una affermazione che appare strana. In Genesi 4,13, Caino esclama «Io sarò ramingo e fuggiasco per la Terra e chiunque mi troverà mi ucciderà».

Ora, proviamo a riflettere: se sulla Terra c’erano solo Adamo, Eva Caino e Abele, ma Abele era già morto perché assassinato dal fratello, ci si chiede: chi era questo qualcuno che avrebbe potuto uccidere Caino? Se non c’erano altri uomini, chi avrebbe potuto compiere quell’azione?

Secondo l’ipotesi che la Bibbia consente di formulare e cioè che gli Adamiti erano un gruppo etnico speciale fatto con l’ingegneria genetica e con la clonazione di cui abbiamo già parlato, è chiaro che Caino, una volta allontanato e isolato, si sarebbe trovato in mezzo a dei popoli che non avevano le stesse caratteristiche degli Adamiti e quindi erano dei barbari che, non avendo rapporto diretto con gli Elohim, non erano civilizzati ed acculturati come gli Adamiti. Per questo motivo Caino nutriva il concreto timore di essere ucciso.

Chi non vuole o non può accettare queste ipotesi spiega che, in realtà, Caino aveva paura di essere ucciso dai suoi stessi familiari: Adamo ed Eva in effetti hanno avuto altri figli e lui, secondo questa tesi, aveva paura di essere ucciso da questi. Tutti comprendiamo che è quanto meno strano pensare questo, non tanto per quanto riguarda i familiari come conferma il più importante esegeta ebreo, Rashi, il quale scrive che, sulla base del modo in cui sono formulate sia la nascita di Caino che la nascita di Abele, si può capire che «Con Caino nacque una sorella gemella e con Abele ne nacquero due».

Noi sappiamo dalla Bibbia che il cosiddetto Dio mise un segno particolare sul volto di Caino così che potesse essere riconosciuto e risparmiato. Se è così, diventa difficile pensare che il Signore abbia messo quel segno affinché le sue sorelle gemelle lo riconoscessero, perché ovviamente lo conoscevano molto bene, quindi non sarebbero state certamente loro a ucciderlo. Meno che mai quel segno poteva essere utile per gli animali selvatici e quindi Caino non si riferiva certo a questi quando esprimeva il suo timore.

Ma queste sono soltanto un paio di curiosità che ho voluto inserire per capire tutti assieme come la storia, nei modi in cui ci viene raccontata, in realtà è molto meno logica di quanto risulta invece se viene letta in un modo che vuole essere soprattutto rispettoso del significato reale e letterale dei versetti biblici scritti in ebraico.

La genealogia degli Adamiti

Per adesso lasciamo Caino e seguiamo la genealogia degli Adamiti, quella ufficialmente esposta nell’Antico Testamento. Dobbiamo avere ben presente che la Bibbia tende a segnalare e ricordare sempre il nome del primogenito di ciascuno, perché questi è il detentore di tutti i diritti ereditari e dunque è il garante della continuità del clan o della famiglia, però ogni volta che riporta il nome del primogenito il testo precisa anche che, oltre a lui, vengono generarti sempre «altri figli e altre figlie».

Quindi questa genealogia di Adamiti in realtà non era costituita esclusivamente da una successione di personaggi che semplicemente vanno inseriti uno dopo l’altro in termini di conteggio di età, ma sono personaggi che, data la loro lunga vita, erano in realtà tutti coevi, così com’era coevo a loro tutto quell’insieme di figli e figlie che ciascuno di questi generava con le sue mogli. Quindi dobbiamo immaginare una popolazione di Adamiti fatta da centinaia, se non addirittura da migliaia di persone, perché ciascuno faceva figli e figlie e ovviamente ciascuno di quei figli e di quelle figlie, a sua volta, si riproduceva e quindi questa era una popolazione che stava diventando sempre più numerosa.

Nell’esaminare la genealogia biblica voglio sottolineare il passaggio contenuto in Genesi 5,13 dove, per la nascita di Seth (terzo figlio di Adamo ed Eva), si usa un’espressione particolare.

Ricordiamo che, quando Dio fabbricò Adamo, lo fece «a somiglianza di Dio» (ma già sappiamo che in ebraico c’è il termine Elohim che non significa Dio), «maschio e femmina li creò, li benedisse, li chiamò uomo, cioè Adam, quando furono creati».

Il passaggio biblico da sottolineare è il seguente: quando Adamo ebbe 130 anni «generò un figlio a sua immagine e somiglianza» cioè per Seth, e solo per Seth, viene utilizzata la stessa espressione che è stata utilizzata per la fabbricazione di Adamo ed Eva, cioè «a immagine e somiglianza».

Questo ci autorizza a pensare che anche Seth sia stato prodotto con un intervento particolare, perché è ovvio che tutti i figli nascono normalmente a immagine e somiglianza dei due o, almeno, di uno dei due genitori: qui, esattamente come per Adamo, l’autore biblico ha sentito il bisogno di sottolineare in modo particolare che è stato fatto «a immagine e somiglianza» di Adamo la cui fabbricazione è avvenuta grazie allo “tzelem” degli Elohim, quindi con un intervento di ingegneria genetica. Anche per Seth possiamo pensare che sia avvenuta la stessa cosa e quindi c’è stata forse una continuità di interventi tesi a garantire una sorta di continuità genetica, il che non ci stupirebbe assolutamente data la necessità degli Elohim di avere una razza geneticamente pura.
Il racconto biblico prosegue poi con l’elenco dei patriarchi a proposito dei quali vediamo ora un concetto importante onde evitare di essere fuorviati quando leggiamo delle lunghe vite di quegli individui.

Quando Adamo, dopo i 130 anni, generò altri figli e figlie, visse 930 anni. Pertanto, Adamo, seguendo esattamente la genealogia narrata nel capitolo 5 della Genesi risulta chiaramente essere stato coevo di Seth, Enosh, Qenan, Malaleel, Yared, Matusalemme e Lamech, il padre di Noè: questo significa in sostanza che Adamo è morto poco prima che nascesse Noè.

Queste età dei singoli non vanno quindi aggiunte l’una all’altra ma vanno sovrapposte e quindi questa è una lunga genealogia di persone che si conoscevano e interagivano tra di loro anche perché vivevano probabilmente nello stesso territorio.

Proseguiamo.

Seth, quando ebbe 105 anni, generò Enosh e che cosa successe al tempo di Enosh?
In Genesi 4, 26 si fa un’affermazione molto interessante: «Anche a Seth nacque un figlio che chiamò Enosh. Allora si cominciò a invocare il nome di Yahweh».

Cosa vuol dire?

Il nome di Yahweh, il presunto Dio padre della teologia cristiana, comincia ad essere evocato solo al tempo di Enosh. Questo ovviamente ci induce a pensare che, precedentemente, cioè al tempo di Seth, al tempo di Caino, Abele e all’inizio, al tempo di Adamo ed Eva, non lo si invocava. Quindi, quando si parla degli Elohim che hanno fabbricato gli Adamiti (quegli Elohim che governavano nel e dal cosiddetto Gan Eden) il nome di Yahweh non veniva invocato perché la Bibbia ci dice senza equivoci che compare dopo.

Ora, se noi leggiamo attentamente l’Antico Testamento, possiamo anche capire il motivo di questa apparente contraddizione: se Yahweh è Dio, perché non lo invocarono sa subito?
In quel momento, cioè in quella fase delle vicende sul pianeta Terra, stavano operando gli Elohim scienziati, genetisti e non era evidentemente previsto l’intervento diretto degli Elohim appartenenti alla gerarchia militare ma noi sappiamo che, nella Bibbia, Yahweh viene definito “ish milchamah” cioè “uomo di guerra” (Esodo 15,3). In quel momento lavoravano gli Elohim che producevano nel Gan Eden il cibo sia vegetale che animale e seguivano in modo particolare questo nuovo gruppo etnico che loro si erano fabbricati perché lavorasse per loro. Quindi, in effetti l’intervento di un Elohim con le caratteristiche di Yahweh non sarebbe neppure stato giustificato, tant’è che compare molto tempo dopo cioè, come abbiamo detto, solo al tempo di Enosh.

Adamo genera Seth quando ha 130 anni, Seth genera Enosh quando ne ha 105, questo significa che, per almeno 235 anni, Yahweh non viene invocato; di certo non partecipava alle operazioni di carattere scientifico e genetico che si conducevano in quel territorio e quindi questo ci conferma ancora una volta che questo Yahweh, in realtà, era uno dei tanti Elohim ai quali venivano affidati popoli e territori, all’interno dei quali a lui venne consegnata, in particolare, la famiglia di Giacobbe/Israele (Deuteronomio 32, 8 e segg.).
Quando Enosh ha 90 anni genera Qenan che, a 70 anni, genera Malaleel che, all’età di 65 anni, genera Yared.

Il video in cui approfondisco l’intensità del rapporto intercorso tra gli Adamiti e gli Elohim

Yared e la “discesa”

A questo punto è interessante notare un fatto: nei nomi biblici dati ai patriarchi molto spesso veniva fissato un evento importante. La radice verbale da cui deriva il nome Yared significa “discendere” e questo ci fa capire che in effetti in quel nome è stato fissato il ricordo di una grande “discesa” o quantomeno di una discesa importante. Non possiamo che pensare ad una discesa di un certo numero di Elohim o, magari, alla discesa di uno dei loro comandanti più importanti. Questa ipotesi trova una conferma indiretta nel fatto che Yared ha come figlio Enoch il quale, dice letteralmente la Bibbia in ebraico “viaggiava avanti e indietro con gli Elohim” (Genesi 5,22).

Soffermiamoci ancora su Yared per approfondire questo evento della discesa importante. Purtroppo la Bibbia non ci dà conto diretto ei contenuti e della modalità di quella discesa per, nella Genesi (cap. 6), ci racconta che, a un certo momento, i figli degli Elohim videro che le figlie degli Adam erano “tovot” cioè erano “belle, appetibili”, erano “adatte a…” e ne presero come compagne quante ne vollero. Se le presero come mogli, però la Bibbia non ci dice esattamente quando questo avvenne, ci fa capire semplicemente che avvenne prima di Noè perché poi, con la vicenda del diluvio e quindi con la salvezza di un’unica famiglia, gli Elohim intendono riportare ordine in quella situazione che era diventata molto confusa, inaccettabile, proprio a seguito anche di queste commistioni.

Al tempo di Yared, dunque, ci sarebbe stata una discesa degna di essere ricordata ma dove possiamo torvare la descrizione di questo evento così significativo?
La troviamo negli Apocrifi dell’Antico Testamento, in particolare nel Libro dei Vigilanti (Libro etiopico di Enoch,) laddove si parla dei 200 angeli ribelli che scendono sulla Terra e si uniscono alle donne adamite, le prendono come compagne e insegnano loro tutta una serie di cose che in realtà non avrebbero dovuto insegnare perché quelle conoscenze dovevano rimanere di pertinenza degli Elohim.

Leggiamo che cosa dice il Libro dei Vigilanti: «E accadde che aumentarono i figli degli Adamiti che in quei tempi nacquero e a essi nacquero delle ragazze belle di aspetto e questi figli del cielo le videro, se ne innamorarono e dissero fra loro: venite, scegliamoci delle donne fra i figli degli Adamiti e generiamoci dei figli. E disse loro Semeyaza che era il capo: io temo che possa darsi che voi non vogliate che ciò sia fatto e che io solo pagherò il fio di questo grande peccato». In sostanza, il comandante del gruppo di ribelli teme di essere l’unico che poi pagherà le conseguenze di quella azione che non avrebbero mai dovuto commettere perché sgradita al loro comandante supremo, Elyon: unirsi sessualmente con le donne terrestri e generare una razza mista. Ma Semeyaza viene tranquillizzato dai suoi: «E tutti gli risposero, gli dissero: giuriamo tutti noi e ci impegniamo che non recederemo da questo proposito e che lo porremo in essere». Quindi fanno un patto nel quale tutti sono corresponsabili.

Ma l’aspetto più curioso è il seguente: «Allora tutti insieme giurarono e tutti quanti si impegnarono vicendevolmente ed erano in tutto 200. E scesero in Ardis, sulla vetta del monte Armon e lo chiamarono monte Armon perché su esso avevano giurato».
«E scesero in Ardis»: questa è l’affermazione che ci interessa.
Che cosa dice l’esegesi ufficiale, a partire dagli studi del Sincello, studioso bizantino dell’VIII-IX secolo dopo Cristo? Che la lettura «scesero in Ardis» è sbagliata.

Quindi, a partire dal Sincello in poi, autori come Charles, Martin, Milik, Kinibb, eccetera, dicono che la lettura “in Ardis” è errata perché, come si evince bene dall’aramaico e poi anche sulla base del greco, invece di leggere «e scesero in Ardis» bisogna leggere «e scesero al tempo di Yared».

Ecco la discesa, quella discesa importante fissata in quel nome, Yared: l’esegesi spiega cioè che, al tempo di Yared, i figli degli Elohim scesero e, tra le centinaia di femmine adamite, scelsero per loro quante ne vollero. E anche qui interviene di nuovo l’esegeta ebreo Rashi il quale, nel suo commento alla Genesi, precisa: «Il termine belle è scritto così per significare che quando le figlie degli Adamiti facevano bella una donna adornandola perché entrasse nel baldacchino nuziale, un potente entrava e la possedeva per primo».

Dobbiamo comprendere bene: quando si dice che «un potente entrava e la possedeva per primo» significa che uno degli Elohim entrava e la possedeva ma non si limitavano ad un rapido rapporto sessuale: se le prendevano anche come compagne.

A questo punto è necessario ricordare che, secondo la dottrina tradizionale, il termine Elohim indica il Dio unico, spirituale, trascendente ecc… Dunque dobbiamo chiederci se era Dio a fare tutto questo? La domanda è retorica e risposta è ovvia: erano individui in carne ed ossa. Ma Rashi va oltre e, sempre nel suo commento alla Genesi, fa un’altra affermazione che lascia veramente perplessi, quando dice che prendevano «persino donne sposate, maschi e animali».

Insomma, possiamo essere certi del fatto che quella discesa ha lasciato veramente un segno profondo: il nome Yared porta con sé quella memoria.
Successivamente Yared ha un figlio che si chiama Enoch che presenta una particolarità rispetto agli altri: a 365 anni lascia la Terra. Mentre per tutti gli altri abbiamo l’età della morte (930, 912, 905, 910, 895, 777, 950 per Noè), a 365 anni Enoch se ne va via e non muore. Proprio così: Enoch è tra i non morti, esattamente come Elia, esattamente come Mosè. Enoch aveva infatti delle caratteristiche molto, molto particolari… ma di lui parleremo nel prossimo articolo.

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