Nel corso della mia esperienza di ricerca sui testi antichi e sulla Bibbia, ho sempre trovato affascinante il tema del conclave e dell’elezione del Papa, un evento che cattura l’attenzione mondiale ogni volta che si verifica. Non è soltanto un momento religioso, ma anche profondamente politico e storico. Ogni volta che un pontefice muore o, come nel raro caso di Benedetto XVI, si dimette, il mondo trattiene il fiato aspettando l’annuncio: “Habemus Papam!”. Tuttavia, la realtà che emerge studiando approfonditamente i fatti storici, le lotte di potere e i riferimenti biblici, è molto più complessa e intrigante della semplice immagine della fumata bianca o fumata nera che sale dalla Cappella Sistina.
Origini storiche del conclave: potere e politica
Inizialmente, il successore di Pietro veniva eletto per acclamazione dal popolo e dal clero di Roma. Questa pratica era simbolicamente democratica, ma la realtà era spesso ben diversa. Famiglie nobiliari romane e imperatori esercitavano forti pressioni per influenzare la scelta del pontefice. È interessante ricordare che a partire dal IX secolo, con l’elezione di Papa Pasquale I nell’817, la scelta del Papa iniziò a essere sempre più riservata a pochi rappresentanti del clero.

Uno degli esempi più emblematici di questa lotta per il potere si ebbe nel XIII secolo, con il conclave durato ben tre anni, dal 1268 al 1271, che portò all’elezione di Gregorio X, un uomo che non era nemmeno sacerdote al momento della sua elezione. Fu proprio Gregorio X a introdurre nel 1274, con la costituzione “Ubi Periculum”, l’idea di un conclave rigoroso, con l’obiettivo di limitare le interferenze esterne e accelerare l’elezione. Eppure, nonostante la volontà di mantenere segreta la procedura, i conclavi sono sempre stati oggetto di interesse da parte di potenze politiche e servizi di intelligence, intenti a orientare le scelte secondo le proprie agende.

Ritualità e simbologia biblica: dal deserto di Israele alla fumata della Cappella Sistina
Un aspetto che mi colpisce sempre nel conclave è il suo legame simbolico con la Bibbia. Prendiamo, ad esempio, la famosa fumata bianca o nera che annuncia al mondo se il nuovo Papa è stato eletto. Questa tradizione, che potrebbe sembrare semplicemente un dettaglio estetico, in realtà richiama la colonna di fuoco e fumo che guidò gli Israeliti durante il loro lungo peregrinare nel deserto, narrata nel Libro dell’Esodo.
La segregazione dei cardinali, isolati dal mondo esterno durante le votazioni, evoca invece il racconto biblico di Mosè sul Monte Sinai, isolato per quaranta giorni e quaranta notti mentre riceveva i comandamenti da Yahweh (Esodo 19). Ma nonostante questi riferimenti simbolici e rituali, è difficile ignorare che la realtà storica sia molto meno idealizzata. Spesso, infatti, la segregazione serviva più a evitare interferenze politiche palesi, piuttosto che a garantire la purezza spirituale della decisione.

Innovazione o tradizione: la grande contraddizione della Chiesa
Spesso mi viene chiesto se preferisco un Papa innovatore o tradizionalista. Ma la vera domanda che mi pongo è: può davvero esistere un Papa innovatore all’interno di una Chiesa basata su dogmi immutabili? I temi che oggi vengono discussi come “innovazioni” – il sacerdozio femminile, l’apertura verso le coppie divorziate o omosessuali, l’aborto e il fine vita – devono essere necessariamente analizzati alla luce dei testi biblici originali. Per esempio, la Bibbia non considera il feto come un individuo da proteggere, tanto che, se un uomo provocava l’aborto di una donna, era tenuto a risarcire solo eventuali danni fisici alla donna stessa (Esodo 21:22).
Parlando di sacerdozio femminile, nella Bibbia troviamo figure femminili fondamentali come Ester o la sorella di Aronne, definita profetessa. Tuttavia, nella Chiesa Cattolica, la possibilità di conferire il sacerdozio alle donne resta ancora lontana dalla realtà. E se anche accadesse, non cambierebbe sostanzialmente nulla: la cornice dottrinale resterebbe invariata.
La leggenda della Papessa Giovanna: tra realtà e mito
Tra le numerose curiosità che emergono studiando la storia del papato, un episodio particolarmente intrigante riguarda la figura della Papessa Giovanna. Questa vicenda, tramandata tra storia e leggenda, racconta di una donna inglese cresciuta ed educata a Magonza che, grazie alla sua straordinaria intelligenza e cultura, riuscì a travestirsi da uomo e a salire addirittura al soglio pontificio nell’anno 855 con il nome di Giovanni VIII.
Secondo le fonti, Giovanna avrebbe regnato come pontefice per circa due anni prima di essere scoperta durante una processione tra la Basilica di San Pietro e la Basilica di San Giovanni in Laterano. Il racconto vuole che, colta improvvisamente dalle doglie lungo il percorso, diede alla luce un bambino davanti agli occhi increduli dei fedeli, svelando così il suo vero sesso e provocando scandalo e sgomento tra la folla.

La Chiesa ha sempre considerato questa storia una semplice leggenda, priva di fondamento storico. Tuttavia, la vicenda della Papessa Giovanna è stata a lungo utilizzata come arma polemica, soprattutto in epoca medievale, da parte dei movimenti anticlericali e dai protestanti nelle loro lotte contro il cattolicesimo romano. Paradossalmente, anche all’interno del protestantesimo stesso, alcuni teologi calvinisti ne confutarono l’esistenza, ritenendola un’invenzione poco credibile, nata solo per gettare discredito sulla Chiesa di Roma.
Personalmente ritengo che, reale o meno, questa storia sia illuminante per comprendere la complessa relazione tra genere e potere nella Chiesa cattolica. La Papessa Giovanna incarna simbolicamente l’eterna tensione tra il desiderio di cambiamento e il conservatorismo istituzionale, una tensione che continua a segnare profondamente il percorso storico della Chiesa romana.
La vera rivoluzione: rinnegare i dogmi per una nuova Chiesa
La conclusione più logica a cui giungo riflettendo su questi argomenti è che la vera innovazione potrebbe avvenire soltanto attraverso un cambiamento radicale e rivoluzionario: rinnegare apertamente i dogmi costruiti nel corso dei secoli dalla Chiesa Romana. Sarebbe necessario riconoscere che l’Antico Testamento è essenzialmente un testo ebraico, e che il cristianesimo stesso nasce come una variante del giudaismo, profondamente influenzato dalla filosofia greca. Tale ammissione avrebbe implicazioni enormi, destabilizzanti per l’istituzione stessa.
Gesù, ad esempio, predicava un messaggio rivolto specificamente al popolo d’Israele e non a tutta l’umanità, come ci racconta chiaramente Matteo 10:5-6: “Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; andate piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele”. È chiaro che riconoscere questi aspetti richiederebbe una revisione profonda e coraggiosa della dottrina cristiana. Ma quale Papa avrebbe il coraggio di compiere una tale rivoluzione? La risposta è probabilmente nessuno, almeno nell’immediato futuro.

Conclusione: Aspettando un nuovo pontefice
Ogni conclave rappresenta un momento di grande attesa e speculazione. Innovatore o tradizionalista, l’importante è comprendere che il nuovo Papa sarà sempre limitato dalla cornice storica, politica e soprattutto dogmatica della Chiesa. In fondo, quello che avviene nella Cappella Sistina è una lotta tra uomini per il potere spirituale e politico, sotto la guida di uno Spirito Santo che, a giudicare dalla storia, sembra piuttosto distratto. Non ci resta che aspettare, osservare, e riflettere criticamente, cercando sempre una comprensione più profonda di ciò che avviene dietro quei muri così carichi di storia e mistero.